L'Ambiente
“La Sughera”, “Poggio La Leona”, “Montelepri”, “Monte Cioppoli”, “Mulinaccio”, toponimi non molto conosciuti, ma che incuriosiscono. Tutti quanti si riferiscono a località delle colline di Scandicci, territorio affascinante che conserva ancora la memoria delle trasformazioni che nel corso dei secoli l'uomo vi ha operato rispettando la natura del suolo e le sue caratteristiche.
Il territorio, come detto, conserva tracce della sua origine geologica, con l'affiorare qua è là del macigno che consiste nella formazione rocciosa prevalente quando queste terre sono emerse dal mare fra la fine dell'Era Terziaria e il Quaternario. Il paesaggio attuale è dovuto anche a forze che hanno agito più discretamente rispetto all'immane sollevamento della catena appenninica dal mare: le piogge, il vento, il ghiaccio che hanno smussato, arrotondato, levigato il nostro paesaggio collinare che ha assunto così un profilo morbido e ondulato, con lievi pendenze e ampie valli soleggiate. L’opera dell’uomo gli ha dato un volto nuovo tagliando in parte le foreste e creando campi coltivati in un armonico insieme di alberi e seminativo.. Le ville, le case, spesso circondate da giardini o filari di cipressi, sorgono sparse nelle fattorie e sui poderi e sono il risultato di un processo secolare di colonizzazione della campagna che ha visto in passato l’affermarsi della proprietà privata e della "mezzadria".
Anche le colline di Scandicci hanno vissuto intorno agli anni cinquanta l'abbandono della terra da parte dei contadini alla ricerca di una vita meno dura e più remunerativa. Ma le fattorie hanno continuato l'attività agricola mentre dalla città, successivamente, altri si sono spostati in collina ristrutturando case coloniche, fienili, annessi agricoli appartamenti riportando vita e bellezza in questi luoghi.
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